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 PERCORSO: Home/Cima/Legends/Il nuovo museo.../Racconto I

di Lorenzo Borghi

I - PANEGIRICO

 

Cara amica mia,

faceva freddo quando mi sono seduto nel campo affianco a casa, pensando a te. Immagino che ti chiederai cosa mi ha spinto nel freddo della notte, rischiando chissà quali malanni…

Vedi, quando l'aria è così gelida e l'ora tarda blocca tutti i movimenti, i bagliori lontani appaiono molto più strani ed iridescenti al nostro occhio: le luci dei paesi sembrano più vicine e pulsano, sono vive, sembra quasi che vogliano parlare. Le particelle ghiacciate dell'aria funzionano come le lenti di un potente telescopio: le cercano, le attirano e le ritrasmettono, amplificate. Dimentico che si tratta di lampioni ed immagino che un piccolo universo si sia posato come a creare un dialogo, fra il cielo e la terra.

E' in queste sere che riesco a sentire ciò che i paesi mi raccontano: narrano le loro storie, quello di cui sono stati testimoni, tutto ciò che hanno visto… Ma questa sera i paesi sono muti, non dicono nulla, od io non riesco a sentirli… questa sera sto pensando a te e ci sei solo tu nella mia mente, nei miei occhi.

Non sono solo le luci terrestri ad attirarmi. Dopo poco ho alzato lo sguardo verso le amiche stelle, anche loro pulsanti e vive, fantastiche… "Le stelle sono fori da cui filtra la luce dell'infinito", recitava Confucio, ma io credo che gli astri siano vivi e perfettamente consapevoli della loro esistenza.

Pulsano ed ammiccano, le vedi?

"Come vorrei che ci fossi anche tu qui ad osservare il cielo", non ricordo di averlo mai visto così nitido e ricco di stelle… forse potrebbero aiutarmi… forse…

"Forse non potremmo fare nulla…"

Se ci fossi stata anche tu, avresti sicuramente sentito quella strana voce che riempiva l'immenso, ed avresti visto le stelle vibrare. Dovevo ancora capire cosa stava succedendo e senza stupirmi ho visto la costellazione di Orione avere un fremito e scostarsi leggermente. Ho visto la bocca invisibile muoversi allo stesso ritmo delle parole che diceva… mi ha parlato di te… Mi ha detto ciò che facevi a quell'ora della notte: dormivi, logicamente, e sognavi. Cosa sognavi? Neppure lui lo sapeva. Poi la voce di Cassiopea ha interrotto Orione. La sua caratteristica forma a v doppia è mutata, girandosi e guardandomi negli occhi. Mi ha descritto i tuoi pensieri senza specificare ciò che riguarda noi, facendomi capire quanto sei tranquilla e serena.

La Chioma di Berenice mi ha parlato di come i tuoi capelli scendevano sulle spalle e di come si sono poi sparsi sul cuscino, di come risplendevano anche al buio… Callisto, la ninfa trasformata in animale da Giunone, mi ha detto di credere nei miei sentimenti, e mi ha raccomandato di ascoltare sempre il mio cuore: "…esso conosce la verità!". Poi Sirio, la più luminosa stella del cielo, mi ha ricordato la bellezza e la luce dei tuoi occhi, mentre Procione, l'occhio del cane minore, mi ha citato la profondità e la dolcezza del tuo sguardo…

Poi tutto è diventato un unico tremore… credo proprio di essere diventato pazzo…

Alla fine, il saggio Toro ha zittito tutti.

"Esiste un motivo di questo evento, e non è la tua pazzia…", Orione, cercando di distrarmi, mi ha parlato dei miei amici e della musica, e di tutto ciò che amo. Di nuovo, viene fermato.

"… sei tu quello che può ascoltare le stelle… e sarai il solo a sapere quello che ti sarà svelato." E' inutile che cerchi di spiegarti la mia sensazione nel vedere e sentire ciò che ho visto e sentito. Ho creduto, e credo tuttora, di essere impazzito: le stelle parlavano! E se anche fosse, verrebbero a parlare con me? Intanto il Toro continuava il suo proclama:

"… non chiedere perché succederà o perché sarai tu a venirne a conoscenza, neppure io lo so: il mondo, oggi, finirà. Non ci saranno catastrofi o distruzioni, tutto si concluderà senza farsi sentire: una tremenda stanchezza vi prenderà. Presto, ti sarà impossibile alzare anche un solo dito… la terra morirà d'inedia e sonno, e l'universo attenderà che rinasca qualcuno che, come te, ci contempli da lontano…"

Una pioggia di asteroidi… forse anche il cielo piangeva quel momento, poi tutto è ritornato nella posizione originaria, tutto silenzioso.

Cosa avrei dovuto fare io?

Il mondo dormiva e solo io sapevo che forse non si sarebbe neppure svegliato.

Tutti dormivano e solo io sapevo che l'alba che stava nascendo era l'ultima, io solo che avrei voluto che l'alba che stava nascendo non fosse l'ultima. Perché questo peso, perché questa responsabilità? Forse questo è il prezzo da pagare per essere una stella: il firmamento che ho sopra la testa è forse il grande cimitero dei mondi perduti?

Alla fine ho deciso: non posso rivedere tutto il "mio mondo", tutto ciò che amo, ma almeno tu… devo rivederti, anche se non sei mia, anche se non lo sarai mai. Ti ho scritto questa lettera sperando che tu abbia il tempo di leggerla: credo che sarò troppo occupato ad osservarti. Inoltre, credo che riordinare le idee mi diventerà difficile, forse mi limiterò a piangere…

Ora partirò, ti infurierai per questa sveglia improvvisa, ma poi so che capirai ed accetterai che questo povero pazzo ti saluti per l'ultima volta.

Leggerai questa lettera, e spero solo che avrai il tempo di capirla…

E se tutto questo non fosse vero?

Non importa. Anzi, se tutto questo è falso, sarà soltanto una nuova occasione per vederti, una nuova occasione per essere felici di viv

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