Ora lo posso affermare senza ombra di dubbio:
- Il marmo è duro. Ma pensavo peggio 

- Non tutto il bianco che luccica è neve
- Portare un cancello in salita non è garanzia di riuscita
- Le Apuane sono molto belle ma il mare non è poi così vicino
- La Pita Secca porta quasi sempre 8 puntiTralasciando l'epilogo, il giro è davvero bello. Magari fatto con un pochino più di calma e a piedi
.
Siamo partiti da Febbio giovedì pomeriggio commettendo il peccato veniale di prendere la seggiovia. Lo so che non è puro, ma... era lì, aperta, comoda, non abbiamo resistito.
Soprattutto in considerazione del fatto che la sera ci avrebbe aspettato il tratto più impegnativo dell'impresa: la cena al Battisti che, come da previsioni, è stata dura e intensa.
A proposito, il cetriolo l'ha poi mangiato Ben!? Ti devo poi sempre quella lattina di birra...
La mattina ha LORO in bocca (sottile...).
Partiamo arzilli verso il passo di Romecchio che raggiungiamo leggeri. Discesa e primo inconveniente: Ste perde un pedale del suo mezzo storico a due ruote. Probabilmente non aveva regolato bene la corsa degli ammortizzatori e tutte quelle vibrazioni mal attutite hanno svitato il dado di materiale composito.
A Piazza al Serchio sistemiamo la sua bici e il mio porta borraccia. Dimenticavo... anche la mia borraccia si ricorderà a lungo di questo giro...
Prima vera salita con strappi da Mortirolo fino a imboccare uno sterrato da veri Verri (vedi foto) direzione Verrucolette. Raggiunto il paese proseguiamo per un altro paesino dove ci attende un negozietto-bar-alimentari tanto rustico e toscanaccio da tirarci su il morale in vista dei 1000 metri di dislivello di ardua salita che ci aspettano di lì in avanti.
Ecco, appunto, La Salita.
Quanto valgono 400 metri di dislivello in 2 km scarsi di strada? Tanto. Tantissimo. Così tanto che sono stati capaci di farci cambiare itinerario pur di non perderli. Scelgiamo così di evitare la discesa verso Vagli per seguire un sentiero a mezzacosta che, almeno sulla carta, sembra agevole e adatto a una tranquilla scampagnata in bici.
Il primo tratto effettivamente è un comodo sterrato con vista su un campo di Verre nordiche, ma poi inizia il calvario. Amazzonia, burroni, fili spinati, frane, minisingletrack, sassaia, ferrata verticale... poi finalmente imbocchiamo la Vandelli in clamoroso ritardo per gli ultimi 400 metri di salita verso il passo Tambura. Pedalabile la salita. Non TROPPO pedalabile ma... pedalabile sì. Abbastanza pedalabile diciamo. Cioè, insomma. Sgric tu cosa ne dici?
L'arrivo al valico è però valso tutta la fatica fatta. Una vista splendida fino al mare con quella biscia di sentiero sassoso che, tornante dopo tornante, si getta a capofitto nella stretta vallata per 1200 metri senza tregua.
Uniche soste sono quelle per ammirare Ste che strimpella giochi di equilibrismo sul suo mezzo, un po' a piedi un po' no, la mia foratura, e le tre caraffe d'acqua gentilmente offerte dalla simpatica gestrice del rifugio Conti, vero baluardo di accoglienza tra la durezza delle marmoree Apuane.
Dai, coraggio, il più è passato, manca pochissimo, guarda, il paesino e l'asfalto sono lì, 3 curve avanti, 2 minuti non di più di facile e scorrevole discesa. Dimentica i tornanti, le curve nel vuoto, i saltelli infiniti, la vibrazione del cervello. Non lo senti il profumo del mare? La sabbia tra le dita, lo sciacquio delle onde sulla spiaggia, la birra fresca, il lambrusco (sponsor La Ripa) e il meritato riposo?
Sì, però mi manca il marmo, il sasso, la roccia secca, troppo secca! Ho già nostalgia. Un bel rapporto orale no?
Oooohhh... come no! Eccoti accontentato!
SDENG!!! 
Mi fermo qui. Ad altri, se lo vorranno, il racconto dell'inutile e noioso epilogo. 

Lasciatemi però ringraziare i compagni di avventura Matte, Sgric e Ste che hanno passato un'allegra serata tra ospedale, gelateria, piazzetta con spettacolo di marionette e barbonata fuori dal pronto soccorso. Il tutto mentre io biascicavo parole senza senso e chiedevo se l'erbazzone della Rina era buono.
Un grazie anche alla gentile signora che impietosita mi ha scortato (quasi) fino al mare... E' quel "quasi" che frega.
GRAZIAS AMIGOS!
Una sbrodolata di foto che non ho avuto la forza di selezionare a modo.
Ora la Via Vandelli ha 2 tagli... l'ultimo è in basso... lungo il
sentiero...

Spavaldi prima della partenza

Ste indica il punto di arrivo. Lontano, molto lontano.

Manu Brio

Leggeri sull'erba

Qualcuno inizia ad avere qualche sospetto sulla vera natura del giro...

Prime riparazioni al mezzo storico

Un po' meno spavaldi dopo la serata e la notte al Battisti

Partenza di prima mattina

Il Cusna dal passo di Romecchio

Aggiustamenti dopo la prima discesa

Rintocchi di paese tra le rocce

Sì, fino là... sì sì...

Pedali nuovi per il mezzo storico

Bellezze al bagno

Non possono resistere al nostro fascino di pretendenti Verri

L'Uomo che sussurrava ai Verri

Doping scorretto

Qualcuno veglia su di noi

Saluti dalla Garfagnana

Và dove ci portano i cuori...

...e lo stomaco. Sosta in paesino toscano.

1000 metri di dislivello ancora. Che vuoi che siano?

Cartelli, indicazioni e...

Dì lì a poco ci sarebbe stata chiara la frase pronunciata da un locale
"Su di lì non ho mai visto nessuno in bicicletta!"

Il nostro mondo visto dall'altra parte

Ferita aperta.

Tanto per rompere la monotonia dell'incedere

Sopraffatti dal bosco

Biciferrata

Lui la vorrebbe buttare giù

Lei vorrebbe gettarsi da sola

Lui preferirebbe questo

Sarà poi mica così duro il marmo?!? (...)

E la spavalderia dov'è finita!?

Ultimi metri verso i 1620 del passo Tambura

Riscaldamenti prima della picchiata

Nuvole al valico

Il mare ci chiama

Sosta tra pareti

Il rifugio Conti. Indimenticabili le sue caraffe d'acqua fresca.

Pedalabile...

Soprattutto nei tornanti sospesi a mezz'aria

Stretta la valle, lunga la via

Io mi fermo qui. Poco dopo l'indigestione di marmo mi ha impedito di fare
altre foto...

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Girarsi indietro a guardare e pensare:
"Quella è la mia traccia, dunque esisto".