Lululato della montagna. Così lo avevano chiamato, così lavevano descritto.
E proprio ora, in quel momento, mi tornavano alla mente, mi tormentavano la mente, le
parole del vecchio
quelle parole che Miki aveva deriso e sottovalutato
ma Miki
ora era morto.
Arrivammo in quel desolato paesino incastrato fra le rocce della
montagna pronti per sfidare, per domare la parete nord del Picco, un alpe insolente nelle
sue forme, che aveva dimenticato il suo nome geografico per entrare nella mente delle
persone solo come «Il Picco». Faceva freddo e si stava alzando il vento
solo ora
mi rendo conto
maledizione
Il paese ci accolse cieco e sordo, gli abitanti
serrati vicino le loro stufe a legna, curiosi di sapere cosa eravamo venuti a cercare nei
loro terreni, fra le loro proprietà, in quellinverno così bizzarro.
Il vecchio arrivò dalle nostre spalle mentre scaricavamo il
Freelander. Arrivò come unombra trasportata dal vento che si stava alzando, come
lallarme che suona lontano nella nebbia. Aveva una fascina di legna con sé, la sua
compagna dellinverno. Me lo ricordo ancora, il vecchio
Era gobbo, basso,
gravato dal peso della legna, ancora più rinchiuso nel suo cappotto vecchio,
landatura claudicante e lo sguardo fisso a terra. Ci arrivò di fianco e si fermò,
come a recuperare un po di fiato perso nella sua lotta controvento. Miki mi fece
cenno con la testa e sorrise. Il vecchio gobbo ruotò il capo e mi guardò. Aveva la pelle
scura, dura, segnata dalle intemperie e dal gelo come segnati dalle intemperie e dal gelo
erano i burroni e i torrenti del Picco. Era un vecchio, un vecchio di montagna, un uomo
dallanimo buono e generoso, ma anche cocciuto e geloso, egoista e maldestro
Lo
stesso vecchio che avrebbe pianto di gioia alla nascita del primo nipote ma che ti avrebbe
sparato addosso se osavi scavalcare il suo confine
lo stesso vecchio che maledice i
turisti, gli stranieri e quelli di città
lo stesso vecchio che non ti parla se non
ti conosce, che se non ti conosce porti rogna e se porti rogna non ti parla
lo
stesso vecchio che mi sorrise
«Alléz-vous sur le monte?» chiese in un francese
masticato. I suoi occhi neri, bui, ma brillanti si posarono sulla nostra coppia di sci.
«Sulla parete nord.» gli risposi in francese. Come in
conseguenza diretta delle mie parole il vecchio scaricò a terra la fascina e scosse la
testa. Respirò a pieni polmoni laria pungente dellinverno di casa sua e tirò
fuori dalle pieghe del suo cappotto consunto un sigaro maltrattato che assaporò
biascicandolo prima di riprenderlo in mano.
«Avete da accendere?» chiese puntandoci contro il tabacco
arrotolato.
Miki mi lanciò il suo zippo sorridendo. Accesi il sigaro
alluomo.
«In questi giorni é nevicato molto.» disse guardando il cielo
«E cé stato molto vento.»
«Lo sappiamo.» risposi mentre laria mi scompigliava i
capelli.
«Anche il Picco lo sa. E il Picco non vuole che qualcuno salga
su di lui dopo che é nevicato e ventato.» lo vedevo tirare affannosamente dal sigaro
sgangherato, incavandosi il volto e schiacciandosi sempre più piccolo sotto la gobba
degli anni.
Io guardai Miki. Lui continuò a sorridere. Poi gli chiese:
«Perché il Picco non vuole che si salga lassù? È stregato?»
Gli occhi del vecchio saettarono incattiviti verso il mio amico.
«No strega. No favole. Solo il rumore della montagna, il grido
di dolore che ti ricaccia a valle. Un tempo parlavano di strega e di favole. Adesso
no
ma quel rumore cé ancora e quando lo senti é troppo tardi
»
Quando lo senti é troppo tardi. Così aveva detto
Miki laveva sentito
io ero più a est.
«Lo chiamano lululato della montagna» proseguì il
vecchio «e se il vento si placa per un attimo puoi sentirlo
Lululato della
montagna
non risparmia nessuno, piante, animali, uomini
»
Il vento si portava via le sbuffate del suo sigaro. Guardai
Miki.
Rideva.
«Andiamo, vecchio
Di che cosa stai parlando? Maledizioni o
valanghe? Vuoi forse dirci che cé pericolo di valanghe? Losservatorio di
Castellalto ha confermato
»
«Cosa ne sa losservatorio! Loro e i loro strumenti, le
loro previsioni, le loro paure
Hai mai visto una valanga seppellire qualunque cosa
gli si pari davanti? Hai mai sentito il tuono che scuote la tua casa mentre il Picco si
rigetta su se stesso, si rivolta, si uccide, si frantuma su se stesso?
Allosservatorio non conoscono il Picco, non lo hanno vissuto, non lo hanno
pascolato
Non sanno della sua forma, delle sue grotte, dei suoi imbuti che
convogliano la rabbia degli elementi, la furia della natura. Le guide non conoscono tutti
i sentieri, tutti gli anfratti, tutte le paure del Picco.» buttò il sigaro nella neve
«Voi non siete di qui, non potete sapere certe cose, non potete sapere dellululato
della montagna. La parete nord guarda in faccia a Dio e Dio guarda in faccia il Picco.
Nessuno dei due abbassa lo sguardo. Andate sulla parete est se volete proprio andare. Io
torno al mio fuoco.» e così dicendo si issò la fascina sulla groppa e riprese
claudicante a camminare. Sparì dietro una stalla i pietra e tornò al suo fuoco.
«Se voleva farci perdere tempo cé riuscito.» disse Miki
«Partiamo o non arriviamo più.»
Eravamo partiti allalba con la voglia di salire e
ridiscendere dalla parete nord e quello avremmo fatto; con zaino, piccozza, sci, ramponi,
radio e grinta. A piedi raggiungemmo la base della parete, un muro di neve peraltro
neanche tanto elevato, segnato da un percorso obbligato per la risalita ma incredibilmente
spettacolare nella discesa. Applicai con cura le pelli di foca alla base dei miei sci e
lanciai uno sguardo al cielo. La brezza aveva pulito il cielo, il sole illuminava ma non
scaldava linverno freddo, il silenzio circondava il Picco e i piccoli paesi al suo
cospetto. Iniziammo la salita, un passo dopo laltro, cercando il ritmo, trovandolo,
respirando senza forzare, uniti nello sforzo e concentrati nella costanza. Incrociammo le
orme di un roditore
una marmotta o un topolino catapultato per sbaglio in clima
invernale. Poi una lepre. Continuavamo a salire, la giornata si rivelava splendida, il
panorama alle nostre spalle si stava aprendo in un meraviglio abbraccio estremo, ad
accogliere tutto ciò che potevo vedere e respirare, la montagna, più su il crinale, e
poi il cielo, le piccole nuvole, gli uccelli liberi, come noi, di volteggiare fra i colori
dellaltitudine.
Come al solito Miki arrivò prima di me, allargò le braccia ed
esplose in un lungo respiro per assaporare tutta la gioia di essere lassù, nel cielo
sopra le nuvole, con solo una direzione da prendere, la migliore. Lo raggiunsi e i nostri
sguardi si incrociarono di soddisfazione.
«Non é impossibile come risalita.» disse.
«Vuoi ripeterla?»
«Per adesso godiamoci il momento magico. Togli le pelli che io
mi cambio, ho sudato troppo.»
Obbedii.
«Pensavo di cominciare la discesa un poco più a ovest, per poi
tagliare sotto quel costone di roccia e poi lanciarci nel canalone che dovrebbe riportarci
alla macchina. A occhio e croce ci vorrà una mezzoretta per fare il tutto. Senza
fretta ovviamente. Pensi di riuscirci?»
«Certamente. Ma poi ti scordi di risalire
arriveremmo giù
con il buio.»
«Già, brutta sensazione. Il programma ti va?»
«Approvo.» avevo finito con gli sci «Vai che ti seguo.»
Partimmo. Con la coda dellocchio vidi le nubi furibonde che
stavano arrivando oltre la cima del picco, oltre il crinale, dove il cielo torna cielo e
la natura non può essere calpestata dalluomo. Miki azzardò la prima diagonale e io
lo seguii un po più da lontano.
Anche il vento si stava alzando, si insinuava fra il berretto e
il cappuccio rimbombando, ululando e gonfiandosi come se covasse qualcosa.
Mi accorsi di tutto in un minuscolo, delirante istante. Il
vecchio aveva parlato, forse maledetto la nostra discesa. Gufato si dice in città. Sui
monti si dice segnato. Il vecchio ci aveva segnato, aveva infangato la nostra avventura di
un giorno evocando lululato della montagna, e lululato della montagna aveva
risposto. Ora che avevo visto avevo capito. Il Picco non vuole che qualcuno salga su di
lui dopo che é nevicato e ventato aveva detto. Sì il vento che aveva modellato la
neve, lì accumulandola, laggiù spazzandola
Attraverso quelle grotte e quei budelli
che nemmeno le guide conoscevano il vento aveva giocato con i cristalli, accoppiandoli,
ammassandoli, increspandoli fino al delirio. LOnnipotente fissava il Picco, ma ci
giocava anche, strutturandolo e glorificandolo in nome della fantasia. E la natura
accondiscendeva. Il vento era maestoso ma infingardo, sottile, tagliente; artigliava la
neve, la scavava, la svuotava dellanima, la lasciava lasciva ad invogliare,
meretrice, sparuti visitatori in cerca di piacere per poi scaraventare sul mondo la sua
piaga pestilenziale.
Alla seconda diagonale.
Lululato della montagna.
La neve era splendida, invogliante, entusiasmante. Ma era
ventata, troppo ventata, vuota sotto la crosta dura, sparpagliata di sacche daria
che al nostro passaggio si manifestavano. E la neve cominciò a soffiare, a ululare, a
muoversi come su un cuscinetto che la trasportasse ovunque.
Vuuuuu
Vuuuuu
Era quello lululato, il rumore della neve che cominciava a
muoversi, a creparsi, a vagire nel pianto della nascita. Dalla mia posizione la neve
ancora non si era mossa, ma dove si trovava Miki
oddio
La neve ululava per
lui, io la vedevo muoversi, lui la sentiva gemere, gridare, straziare
Quel rumore
non me lo scorderò mai
mai finché vivrò e se sopravvivrò
La montagna
sembrava animata, dotata di volontà
Ma era Miki che si tirava dietro lira del
vento, la rabbia della neve
Lo vidi aumentare la velocità nel tentativo vano di
evitare la slavina che si era staccata e che rischiava di travolgerlo
Sopra di me lululato continuava a soffiare mentre vedevo la
neve gonfiarsi e riassestarsi, scivolare come unonda malvagia, brontolando e
acquietandosi solo a tratti. Il vento si alzò impetuoso, nubi oscure celarono il cielo
dietro ad una cortina cenere
lo stesso vento che aveva riportato la neve per poi
scavarla
lo stesso vento che ululava come la montagna
Articolo estratto da un giornale locale
Dramma sulla parete nord del Picco dove una coppia di
scialpinisti si era avventurata in una escursione. M. L. di 31 anni é morto travolto da
una slavina staccatasi proprio dopo il suo passaggio durante la discesa con gli sci. La
neve ventata é risultata fragile al passaggio degli
Dato larrivo di una improvvisa tormenta la squadra di soccorso di Castellalto é
dovuta intervenire con lelicottero per portare in salvo R. T. di 29 anni, moglie
dello scomparso
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