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La scalata
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La sezione "Racconti" di Crinale's Legends presenta:

LA SCALATA

 di Luciano Boni

A mio padre e a mia madre,
perchè mi hanno insegnato tante cose,
anche ad amare la montagna.

      Quel monte l'avevo visto la prima volta quando ancora avevo le braghe corte. Mi affascinava solo vederlo da lontano, e spesso ripetevo a me stesso che un giorno l'avrei scalato.
      Sono passati più di tre decenni, e ora, passata la soglia dei quarant'anni, posso affermare di averlo scalato 35 volte. Ho raggiunto la sua cima da tutti i versanti, sia in inverno che in estate, col sole e con neve, con pioggia e vento, con nebbia e pure di notte, ma c'è un record importante che ancora non ho stabilito, e da quanto ho potuto constatare, sono ancora molto lontano dal raggiungerlo.
      Il monte Kus con i suoi 4242 mt. Partendo da Phebes passando dal versante nord sulla cresta del Mongiardonda, per raggiungere la vetta ci vogliono almeno tre ore. Tra il Mongiardonda e il Kus c'è un enorme vallone che allunga a dismisura il tempo della risalita. Dalle notizie da me raccolte ho saputo che un uomo, uno scalatore del luogo che conosce quel monte come le proprie tasche, è riuscito in più di occasione a raggiungere la cima in poco più di un'ora. Mi sono chiesto tante volte come abbia potuto fare e per questo mi sono recato anche sul luogo cercando notizie, prendere informazioni, seguirlo, capire il suo segreto...

      Arrivai a Phebes in una tiepida giornata di novembre. Phebes è l'ultimo paese che si trova su quel versante. Gli abitanti effettivi sono talmente pochi che si conoscono per nome e sono quasi tutti parenti. Cominciai a fare domande su quello scalatore. Tutti lo conoscevano ma mi dissero che se volevo notizie più precise dovevo recarmi dal signor Ovi, il gestore dell'unica locanda che si trova in località Destador che è anche il luogo di partenza per l'ascesa al Monte ....
      Trovai Ovi intento a cuocere il suo famoso arrosto alla panna, e lo trovai anche molto disposto a parlare, capendo subito che era un uomo che sapeva molte cose ma prima di arrivare al dunque avrei dovuto ascoltare la storia della sua vita. Solo dopo un paio d'ore e dopo un paio di birre arrivai a fare la domanda. 
     “Signor Ovi,” dissi scandendo bene le parole “ ha mai sentito parlare di uno scalatore che è riuscito a raggiungere la vetta del monte Kus passando dal Mongiardonda?”
      Non accennai, per il momento, a tempi di percorrenza. Volevo prima capire cosa sapesse ed arrivare piano piano a scoprire la verità.
     “Certo che lo conosco” rispose il signor Ovi bevendo un bicchiere di vino bianco spillato da una vecchia spillatrice.
     “Qui tutto lo conoscono. E' Meo Bno. Qui è una celebrità. E' una guida alpina, sciatore, scalatore. Scialpinista e pure poeta. Scrive delle poesie bellissime sa?”
Questo non lo sapevo ma aggiungeva fascino allo scalatore che ammiravo sempre di più. Feci un altra domanda e mi accorsi che qualcosa cambiò nell'atteggiamento del Sig. Ovi.
     “E mi sa dire come ha fatto a raggiungere la vetta in così poco tempo? Si parla di poco più di un'ora. Mi pare poco passando da quella via...”
     Il signor Ovi stava guardando il suo arrosto e con uno stuzzicadenti ne stava probabilmente constatando la consistenza. Non si voltò e non mi guardò. Mi disse solamente poche parole quasi come dovesse custodire un segreto.
     “Non ne so nulla” disse.
     La conversazione finì qui. Uscii dalla sua locanda con un po' di amaro in bocca. Prima di salire in auto mi raggiunse una persona dai modi gentili e anche lui voglioso di parlare. Da come parlava capii che era uno che girava in lungo e in largo per il paese raccogliendo informazione su tutto e tutti. Chiesi anche lui informazione su Meo Bno e sulle sue scalate.
     “E' un grande scalatore” mi confermò “pensi che ha raggiunto il Monte Kus dal Mongiardonda in poco più di un'ora.”
Era quello che volevo sapere. Lo lasciai parlare. Non serviva fare domande.
     “Ci è riuscito in almeno quattro occasioni. Sempre in inverno e sempre con particolari condizioni climatiche. Partiva con la bufera, diciamo quando la bufera stava finendo. Essendo anche un grande meteorologo sapeva quando la bufera sarebbe finita. Non so nemmeno io come abbia potuto effettuare l'ascesa al Monte in così poco tempo. E' come se ci fosse stato un ponte tra il Mongiardonda e Il Kus stesso.”
     Cominciai ad avere un po' di confusione in testa. Dentro di me dicevo che era impossibile salire da quel versante in così poco tempo, ma più di una persona me lo confermavano. Volevo però capire come... E la fortuna mi aiutò.
     “Provi a parlarne con Meo Bno stesso” mi disse l'uomo di fronte a me che sapeva (quasi) tutto. “Sta passando ora in macchina e starà andando a casa sua. Se prosegue su questa strada tra un chilometro incontra un gruppo di casette in legno. La sua è l'ultima in alto. La troverà di sicuro.”
     Salutai il mio nuovo informatore che aggiunse mentre mi allontanavo “Torni a trovarci in inverno con la neve. Vedrà che spettacolo da favola.”
     Non avevo dubbi. Anche in quell'insolito tepore novembrino lo spettacolo di quei luoghi era veramente unico. In inverno quando la coltre di neve bianchissima rende tutto ovattato si può paragonare davvero ad un paradiso terrestre.
Raggiunsi il gruppo di casette di legno e trovai subito la sua abitazione. Non era affatto una casetta. Era sì di legno ma di almeno 100 mt quadri con tutti i comfort possibili.
     Era sulla soglia di un pergolato. La sua carta d'identità parlava di sett'anni ma il fisico ne diceva almeno venti in meno. Mi avvicinai e mi presentai. Dissi che ero anch'io uno scalatore e che mi interessavano le sue scalate. Mi fece entrare e mi presentò sua moglie, una bella signora che dimostrava anche lei un ventina di anni meno. 
     Mi portò in una stanza dove c'erano foto, trofei e attestati vari delle sue imprese. Foto del Vallestrainer, del Grande Passo, del Monte Pardo, tutte con la sua faccia sorridente a fare da cornice. C'erano altre foto della valle Carcamungena, il Grande Lake Saporit, il Morder Stone, dove lui era in cordata con altri o anche in solitaria. Su un'altra parete c'erano foto in bianco e nero, probabilmente degli anni 70. In una si vedeva Meo Bno con famiglia sulla diga di Al Gunch e in un'altra era da solo sul bacino di raccolta di Alt Press. Altre foto sui Colli d'Arabia che nonostante il nome si trovano vicino al Monte Sica e il monte Trampa. Dentro una vetrinetta scorsi almeno 20 foto con lui sul Monte Kus, e altre riprese nei vari rifugi, Bannisti, Zaniboni e Burgetan su tutti.
     E poi c'era una foto molto più grande; lo ritraeva sul Mongiardonda; dietro di lui si vedeva la sagoma imponente del Monte Kus. La foto era veramente straordinaria perchè c'era uno spettacolare arcobaleno; probabilmente era una di quelle volte che era risalito verso la fine della bufera e, con l'arrivo del sole, si era creato quello spettacolare paesaggio. Pareva quasi che l'arcobaleno formasse un ipotetico ponte tra il Mongiardonda e il Monte Kus. Un ponte... Ancora quella parola.

     Chiesi informazione su quella foto e Meo Bno si limitò a rispondermi che era stata un ascesa particolarmente impegnativa per le avverse condizioni climatiche ma che, giunto sul Mongiardonda, il cielo si era aperto, come si usa dire tra scalatori, e che l'arrivo di un arcobaleno l'aveva aiutato a raggiungere la vetta del Kus. In che modo non me lo volle dire.
     Provai più volte a chiedere come aveva fatto a raggiungere la cima del Monte in un tempo così ridotto, e l'unica cosa che mi disse fu questa.
     “Caro collega, la montagna, come ben sai, la devi rispettare. Io non ho mai fatto nulla che potesse andare contro il buon senso. A volte ho rinunciato a raggiungere delle vette perchè stavo andando oltre le mie capacità o semplicemente perchè per particolari motivi non c'erano più le condizioni per proseguire. Io ho rispettato la montagna e lei rispetta me. Alcune volte mi è stata veramente amica e mi ha ricompensato con un colpo di fortuna. Quella foto che hai visto, dove c'è l'arcobaleno è stata la prima volta. Era il 1982. Da allora quella fortuna, chiamiamola così si è verificata altre 3 volte. Nel 1986, nel 1999 e nel 2001. Sto aspettando la quinta dopodichè posso anche ritenermi soddisfatto.”
     Per un po' non dissi nulla, stavo solo elaborando le parole di quell'uomo che continuava ad affascinarmi sempre di più. Ma cos'era quella fortuna di cui accennava? Era quella cosa che aveva permesso l'ascesa in quei tempi così ristretti? Provai a fare altre domande. Cercai di capire...
     “E' quello che ti ha permesso di arrivare sulla cima in poco più di un'ora? Io ci ho provato tante volte salendo da quel versante, e non sono mai sceso sotto le tre ore...”
     Lasciai cadere le parole come una sorta di provocazione, sperando che mi parlasse di quello che stava diventando sempre di più una mia ossessione.
Tornò dalla foto del 1982, e vidi che la guardava con soddisfazione.
     “Beh” disse orgoglioso “diciamo che quell'arcobaleno, la temperatura rigidissima, e una buona dose di fortuna mi ha permesso un'ascesa veloce. Ma è talmente incredibile credere a ciò che è successo lassù sul Mongiardonda che è meglio che non te lo dica...”
     Non aggiunse altro e nemmeno io chiesi altre informazioni. Noi uomini di montagna riusciamo a capire quando è giunto il momento di stare zitti e di non fare più domande. Mi congedai da lui e dalla sua signora e me ne tornai a casa. Promisi a me stesso che sarei tornato, almeno per capire.

     Nei giorni successivi cercai in tutti i modi possibili di trovare altre informazioni. Diedi incarico ad un mio amico informatico di cercare su internet qualche informazione in merito. Dopo ore e ore di navigazione mi mandò un mail di un articolo che veniva dal Tibet che riteneva mediamente interessante anche se la fonte non era del tutto attendibile, o per lo meno l'informazione appariva piuttosto strana.
Parlava di un certo Bula, un ex giocatore di rugby delle isole Figi che a fine carriera si dedicò all'alpinismo. Per un periodo si trasferì in Tibet e scalò anche l'Everest e il K2. Poi un giorno durante una scalata di un monte di 5000 mt si verificò un fatto stranissimo. Era su un crinale e c'era una importante bufera di neve. La cosa non lo preoccupava più di tanto perchè era sufficientemente vicino ad un bivacco e decise di raggiungerlo. Ad un certo punto il cielo si aprì e ne sbucò un timido sole. Poi, dopo aver superato un piccolo promontorio vide un arcobaleno che pareva partire dall'estremità della collina per raggiungere un altra cima non tanto distante. L'effetto, come riportava quell'articolo, era veramente incredibile, poiché l'arcobaleno formava una sorta di ponte (ancora quella parola), tra lui e il promontorio di fronte. Bula riportò il fatto che la temperatura era molto rigida (-25/30°), e il fatto di vedere un arcobaleno era già di per se un fatto straordinario. Giunto nei pressi del vertice dell'arcobaleno stesso, questo invece che sparire alla vista diventò più nitido. Si avvicinò e vide che l'arcobaleno era formato da ghiaccio piuttosto resistente. Provò a fare qualche passo sopra di esso e si accorse che nonostante il proprio peso (essendo stato un giocatore di rugby ne porta ancora la mole), il ghiaccio reggeva e poteva camminarci come sospeso nel vuoto. Dopo pochi passi probabilmente una nube si sovrappose al sole, e cambiando la luce l'arcobaleno si dissolse in un attimo nel nulla. Lui era ad un'altezza di un metro dal suolo e cadde sulla neve sottostante senza riportare alcun infortunio. L'articolo finiva così e non c'erano altre informazioni. Il mio amico informatico mi disse anche che aveva provato a contattare quel Bula ma non ci riuscì in alcun modo.
     Un ponte formato da un arcobaleno di ghiaccio... Pareva una cosa stramba, assurda ed impossibile ma mi accese una luce dentro..

     Attesi l'arrivo dell'inverno e tornai a Phebes durante un incredibile nevicata di fine dicembre. Chiesi dai miei soliti informatori (Ovi e l'uomo che sapeva quasi tutto) se avevano notizie di Meo Bno e sulle sue eventuali scalate e mi dissero che sapevano che aveva voglia di ritentare l'ascesa del monte Kus dal Mongiardonda. Di tempi di percorrenza, arcobaleni e ponti nessuno ne fece parola.
Presi una stanza da Ovi e aspettai di vedere eventualmente partire il grande alpinista. 
     Avvenne la mattina del 28 dicembre. C'era bufera e freddo intenso. Le previsioni meteo parlavano di un leggero miglioramento durante la mattina. Erano le condizioni ideali. Dentro di me sapevo che era impossibile ciò che potevo immaginare, ma quella lucina che si era accesa mi lasciava una piccola speranza. Certo che credere che un arcobaleno si solidificava a causa di una temperatura molto rigida, e diventava talmente duro da poterci camminarci sopra per chissà quanti metri era pura fantascienza... Ma non avevo null'altro a cui credere e arrivai a pensare che quello era l'unico modo per scalare quel Monte, da quel versante, in poco più di un'ora...

     Meo Bno partì da Phebes alle 8.00 in punto. Se tutto avesse funzionato non più tardi delle 9,15 sarebbe stato sul Monte Kus. Prese il sentiero per le Valli di Piano. Io, mi misi sulle sue tracce a debita distanza. Non dovevo farmi vedere ma nemmeno potevo perderlo di vista. Raggiunse le Valli di Piano in 15 minuti. Devo dire che godeva davvero di un ottima forma fisica. Io, anche se non ero al meglio per qualche acciacco alla schiena, faticavo un poco per tenere il suo passo. 
     Prese il sentiero per il Gran Canyon, una sassaia immensa ribattezzata col nome importante americano anche se non c'è il Colorado sotto ma lo spettacolo che si gode quando ci si arriva dentro, credetemi, è veramente impareggiabile. Arrivò al gran Canyon alle 8,25. Attraversò la sassaia e a quel punto si fermò per mettere i ramponi. Non capivo, almeno inizialmente, il motivo, poiché la neve, pur se abbondante, era comunque morbida, ma mi vennero in mente le sue parole: “la montagna va rispettata, e solo così ti sarà amica...”.
     Indossai anch'io i ramponi e ripartii dietro le sue tracce. Mi accorsi che si avvantaggiava; cercai di aumentare il mio passo ma non feci altro che stancarmi in fretta e dovetti diminuire per evitare di rimanere senza forze. Anche se più lontano vedevo ugualmente Meo Bno. Raggiunse la vetta del Mongiardonda alle ore 9,05. Io ero sotto di lui, e per raggiungere la sommità di quel monte dovevo passare attraverso un bosco. Per qualche minuto l'avrei perso di vista ma non potevo fare diversamente; quello era l'unico passaggio possibile. 
     Mentre ero nel bosco, alzando gli occhi al cielo e guardando attraverso i rami spogli degli alberi, vidi fare capolino il sole. Dentro di me stava salendo un'incredibile emozione; guardando il mio termometro constatai che la temperatura era intorno a -20 ed immaginai che sul Mongiardonda la temperatura poteva essere anche di qualche grado più basso. Le condizioni che si verificasse quell'assurdo avvenimento c'erano tutte. Dovevo e volevo crederci.
     Fra me e la sommità del Mongiardonda e del ponte formato da un arcobaleno ghiacciato c'erano 10 minuti. Non di più. Camminai più veloce possibile. Non era facile tra quei cumuli di neve e ammassi di ghiaccio. Se fossi stato un po' più in allenamento probabilmente non avrei perso così tanto tempo. Giunsi sulla sommità del Mongiardonda alle 9,15.
     Quello che vidi fu incredibile.
     Bno Meo non era lì. Guardai verso il Monte Kus. Tra me e il monte si stava dissolvendo un arcobaleno. Era denso, cristallino ed incredibilmente colorato. Mai visti colori così accesi. Arrivò una folata di vento e l'arcobaleno si dissolse del tutto. Vidi cristalli di neve e ghiaccio colorati volare in tutte le direzioni. Mi arrivò sul viso una spruzzata di ghiaccio colorato, come se fosse una sorta di granatina alla menta e fragola o a chissà quali gusti.
     Non ero arrivato in tempo. L'arcobaleno, se veramente aveva formato un ponte ghiacciato tale da poterci camminare sopra, si era sciolto. Mi chiedevo dove potesse essere Meo Bno. 
     Poi riguardando verso il monte Kus vidi una sagoma. Presi il binocolo e puntai verso la croce che è sulla sommità del Monte. Vidi Bno Meo, sulla vetta. Erano le 9,18 del 28 dicembre. Era passata un'ora e 18 minuti da quando era partito...

END.


N.d.A.: mi sono permesso di cambiare e storpiare alcuni nomi. Gli appassionati di tali zone capiranno sicuramente di chi e di cosa si sta parlando. Per chi non ha mai frequentato le zone del Monte Cusna, questo vuole essere un invito a venire a visitare questi luoghi. Giudicherete voi se è paragonabile ad un Paradiso Terrestre.
Il racconto è visibilmente ispirato e dedicato a mio padre. Immagino che sappiate chi sia...

L.B.

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