Il Crinale... Il Crinale...
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The Big Powder Day - Freeride sul Crinale - 15/02/2003
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Crinale Freeride: la sciata del secolo! - 15 Febbraio 2003 -

«Vieni su che oggi sarà un giorno lungo una vita. Ciò che vedi è immobile, oggi non cambierà, oggi sarà un luogo fuori dal mondo, tutto rimarrà fermo nel tempo
Gli estremi che si toccano
La linea è irregolare ma arrotondata. La parte inferiore dell’immagine è bianca, la superiore è incredibilmente azzurra, di un azzurro così vivo e limpido che freni la macchina e ti fermi a guardare.
Una parte di Crinale dalla partenza degli impiantiSei ancora lontano ma davanti a te non c’è nulla, il tuo orizzonte è una catena montuosa e il suo cielo infinito. Capisci che quel giorno sarà speciale da quel colpo d’occhio che credi di non aver mai visto prima, qui a pochi chilometri da casa tua, in una terra che non è chissadove e che basta poco per raggiungerla.
Il cielo è immobile. È lì a bloccare lo spazio e il tempo, sembra quasi che ti dica «Vieni su che oggi sarà un giorno lungo una vita. Ciò che vedi è immobile, oggi non cambierà, oggi sarà un luogo fuori dal mondo, tutto rimarrà fermo nel tempo.» Rimonti in macchina e raggiungi i piedi di quella catena, alla base di quella linea irregolare e arrotondata che chiamiate crinale oltre alla quale c’è solo cielo. Né mondo né persone. Solo cielo.
Gli sci cadono sulla neve battuta con un tonfo sordo; ti appoggi sulle racchette e ti guardi intorno: la seggiovia si muove lenta, dietro di te e ai lati ci sono gli altri, quelli che come te sono venuti su all’appuntamento con quel manto intonso e quel sole ardente.
Sì ci sono tutti; chi manca è lì con il pensiero. Due scatti secchi ti immobilizzano le gambe sugli sci; sono due scatti che ti legano alla neve in un rapporto di dipendenza. Ancora non lo sai ma oggi sarai felice di essere vivo.

Un lago tanto atteso
E' lungo il Crinale dal Cusna al Vallestrina, il suo mosso profilo si mantiene in quota spesso sopra i 2000 metri, linea sinuosa tra salite, discese, e bruschi salti. Il versante nord nella sua totalità è simbolo di libertà applicata allo sci. Pendii, passi, anfiteatri, canali, valli e valloni sono l'ambiente ideale dove realizzare i propri sogni di fuoripista. Il Lago Saporito è una conca e si guarda dall'alto...E tra questi ne esiste uno, forse non il più bello o il più difficile, ma sicuramente quello che nell'immaginario di chi ha imparato a sciare qui  mantiene ancora un fascino ineguagliato. Il suo nome evoca giornate indimenticabili e per molti, per il suo comodo e facile accesso (appena di là dalle piste), è stato il primo assaggio del fantastico nuovo mondo fuoripista del Crinale. Fare il Lago Saporito significava abbandonare le piste battute, dalle curve in fotocopia, dalle traiettorie a memoria e allontanarsi solo di qualche centinaio di metri, poco più ad est, ma a sufficienza per immergersi in uno scenario nuovo e sentirsi totalmente in discussione. Allora si imparava a non dare per scontato niente, a non pretendere una discesa come se fosse dovuta. Varcare quella porta d'accesso, in punta di piedi, significa porsi delle domande e predisporsi a ricevere qualsiasi risposta.
E quel giorno...oggi...le risposte sono arrivate. Eccome!
La prima seggiovia è la rampa di lancio del definitivo distacco e quella durante la quale con i sensi si studia il mondo intorno. Ci ritroviamo così a penzolare dai seggiolini della 2000 con gli occhi fissi sui pendii sopra e sotto di noi con la nettissima ed ingestibile sensazione che le prossime saranno ore indimenticabili.
Arrivati in cima prudono le gambe e la testa gira dall'eccitazione. Foto di gruppoL'emozione e il presentimento di questo giorno sono amplificate dagli amici e dalla gente che ti circonda nella quale riconosci le tue stesse sensazioni. Una sola foto non può rendere quel momento...ma aiuta.
L'ora è giunta e tagliando sotto la seggiovia verso Est tagliamo fuori tutto il resto del mondo che non sia Noi, la Neve, i nostri Sci. Poi arriva il primo muro. Due curve su neve fresca, magnifica, la pista è sotto di noi, in fondo, 200 metri che sembrano anni luce. Bisogna avere ritmo. Curva più lunga verso destra, sotto le roccette, poi giù a uovo in picchiata per un lunghissimo traverso. La velocità decresce, si sale e bisogna spingere con le racchette, una spinta, due spinte...poi il tempo si ferma.
Il Lago è una conca e lo si guarda dall'alto. Da lì lo vedi tutto, scegli se attaccarlo dritto e poi risalire o aggirarlo e affrontarlo di lato. Il Lago è una magia perché mentre scendi senti la montagna alta alle tue spalle ma nello stesso momento vedi le pareti chiudersi intorno a te ai lati e davanti. Il Lago ti avvolge. E quando spunti su, dall'altra parte capisci che non è stato come fare un canale, un pendio o una parete. Anche se per poco, in quel poco, sei stato al centro della montagna e tutto il resto era al di fuori di quel cratere.
Quel giorno il Lago si è concesso come non mai, sorreggendoti, sollevandoti, guidandoti lungo le sue pareti che vedi ai lati, sotto, davanti, ovunque e poi ti ha portato su, sul suo limite, offrendoti lo spettacolo dell'ultima ripidissima parete che riporta alle piste. Ci si guarda negli occhi e si pensa:"Se la neve è così ovunque...." senza il coraggio di terminare la frase...

In faccia al Gigante
Il tratto di pista che ci separa da una nuova partenza, da un nuovo viaggio viene divorato con la fretta di chi sbriga le pratiche più insignificanti per arrivare al dunque. Sì OK, bella la pista, ma lassù...
Lassù è la volta di andare verso Ovest e di sentirsi piccoli piccoli.
...c'è chi osserva la propria traccia come consapevolezza di essere vivo...Scendere per la Bora vuol dire chiedere permesso al Gigante addormentato. Percorri il crinale verso il Cusna e prima di arrivare alla sua base ti lanci giù lungo il canale della Bora, un anfiteatro naturale che ti porta verso valle. Se anche quel fuoripista oggi è perfetto tutti i dubbi evaporeranno spezzando quelle catene che per tutto l'anno ti frenano. Neve riportata, neve ventata, temperature, pericoli. Via tutto. Oggi si scia davvero. Il canale ci accoglie tutti, sia chi scende in serpentina stretta lungo il canale principale, sia chi si lancia in lunghe diagonali per accarezzare tutta la gola. E alla fine si taglia verso Carcamogena, un immenso foglio bianco in cui lasciarsi andare. Carcamogena è una lastra perfetta, larga e lunga che discende fino al limite della vegetazione. Ci si dispone in batteria e si scende verso gli alberi spogli con una serpentina più o meno stretta. C'è che si concentra sulla sciata e c'è chi si ripete "miodiomiodiomdiomiodio" al contatto soffice e dolce delle solette su quel manto intonso. E' come una mano nascosta sotto quel soffice strato di polvere di neve che ti prende e ti rassicura, ti porta a destra o a sinistra dove vuoi tu fino a quel limitare della vita, della vegetazione, dove ti volti e ancora non credi non solo ai tuoi occhi ma anche al tuo spirito. Sotto quel cielo che più blu non rivedrai mai ti chiedi se tutto quello è stato reale, se quella sensazione che il tuo sistema nervoso ha ricacciato su fino al cervello è stata vera...
Finalmente ti accorgi che quel giorno il Gigante non dorme, ma è un fiero compagno di avventure. Guardi gli altri stupefatti come te consapevoli che in quel giorno lungo una stagione, ogni fuoripista, ogni gola, ogni prato, ogni riva ti darà quelle sensazioni, quella neve e quella soddisfazione irripetibile. C'è chi sottolinea che non si pestano le tracce altrui, c'è chi osserva la propria traccia come consapevolezza di essere vivo, c'è chi non vuole credere che tutto quello sia così a portata di mano. Con la  frenesia di chi si è trovato nella casetta di marzapane senza la strega a rompere le scatole, ci si lancia nella vegetazione con la voglia folle di ritornare in quota...
Fretta! Schiva quel faggio, fretta, attento al ramo, fretta, gira di là, fretta...non va bene! Finisce che poi, giustamente, arriva da un albero l'avvertimento di non distaccarsi troppo dalla realtà. Curva verso sinistra, il bosco è quasi finito, sono in ritardo merda (o troppo in anticipo), 2 metri di sci non ci passeranno mai tra quegli alberi e infatti...Boom! Arriva qualcun'altro e gli sto chiudendo la strada, anche lui ha fretta, troppa fretta, è in ritardo merda (o in anticipo), non ci passa e infatti...altro Boom! Una racchetta spezzata e un ginocchio dolorante sono il risultato. Uno per uno. OK abbiamo capito l'antifona.

Angelo custode
Vada per la botta al ginocchio, che tanto passa presto, ma perché rompere una racchetta proprio oggi!? Tornare giù e perdere un giro è ben peggio, anche se a pensarci bene non è poi così grave. L'insegnamento ricevuto è prezioso e questo è abbastanza.
Leggero come un AngeloL'Angelo più che un semplice fuoripista è un vero e proprio viaggio. Dall'arrivo della seggiovia a 2066 Mt. si procede sempre in quota verso Est seguendo la stupenda lama del Crinale. Sotto, a sinistra, la conca del Lago Saporito e più in là la pianura, a destra il Prado e la valle dell'Ozzola. Uno scenario che riempie gli occhi e il cuore. Arriviamo al punto in cui bisogna scendere e lo facciamo come se fossimo nati per farlo. Il pendio ripidissimo e una neve farinosa che ad ogni curva si stacca e ci segue, rendono la discesa entusiasmante. Siamo i primi a galleggiare su quel manto immacolato e tracciamo curve che cerchiamo di rendere perfette in modo che non stonino, ma si amalgamino, senza deturparlo, al paesaggio. Poi come sempre arriva il bosco, quello vero, che si attraversa seguendo il sentiero del Passone tra salti, passaggi stretti, ripidi tornanti e le nostre urla di puro divertimento. Ci accoglie a Pianvallese una numerosa comitiva di escursionisti intenti nel preparare la salita e noi, come una strana apparizione, vi passiamo in mezzo tra due ali di gente stupita a bocca aperta nel vedere quel gruppo di sciatori scalmanati venuti da chissà dove nel bosco.
Il viaggio finisce di nuovo alla partenza degli impianti ed è tempo di ricongiungimenti con chi momentaneamente ci aveva lasciato e con chi si aggiunge iniziando qui la sua magnifica giornata.

In onore alla neve
E' in onore della neve che si riaffronta la Carcamogena, questa volta più a est, verso le piste, partendo dall'alto, fra i canalini naturali che si sono formati fra le millenarie pietre che spuntano tutto l'anno fra erba e neve, fra veglia e sonno. Un brindisi alla neveUna di queste pietre è quella che noi chiamiamo il "sasso scarpa" per evidenti motivi. Da un lato di essa vi è un canalino che la costeggia ripidissimo e largo, in alcuni punti, non più di 6/7 metri. Ci si dispone in fila per scendere uno alla volta e in posizione precaria si segue la discesa di colui che ti precede studiandone ogni curva e ogni movimento con un misto tra desiderio di scendere e paura nel farlo. Quando è il proprio turno si è quasi felici di lasciare quella precaria posizione di attesa in bilico su due lamine di ferro lunghe meno di 2 metri, uniche responsabili del tuo stare in piedi.
Pronti, via! La concentrazione è alle stelle. L'errore, con quella fantastica neve, significherebbe al massimo un bel capitombolo, ma sarebbe meglio evitare... Tutto sembra filare liscio, poi inevitabilmente qualcuno sbaglia e l'errore sopra citato si manifesta con una tale potenza, una tale immensa grandiosità che rasenta la perfezione. E' Cristian a regalarci uno dei momenti che più rimarranno impressi nella storia del Crinale: è il suo turno, quelli già arrivati lo guardano dal basso (compresa una telecamera), quelli che attendono di scendere lo studiano dall'alto, lui sceglie curve larghe, è ancora nel tratto iniziale più ripido e riesce a controllare la velocità, poi il pendio declina leggermente, il canale si fa più largo e le curve più lunghe, accelera forse troppo e mentre imposta una curva verso sinistra gli sci già sommersi nella polvere decidono che è ora di volare, si piantano e lui si esibisce in una stupefacente capriola aerea in avanti di 360° atterrando seduto completamente bianco dalla neve. Fantastico! Il pubblico si esalta e applaude, a lui gira forse un po' la testa, ma è contento e si vede (
video 775Kb: ).
Bisogna concludere degnamente e dopo quella stretta e indimenticabile discesa fra i canali, si completa l'opera serpeggiando a lato della discesa precedente. Completando l'opera, gli ultimi fraseggi di quello spartito perfetto, ci si ferma poco distante a dove ci si è fermati al giro prima per consacrare quella giornata con la sublime offerta di tre mignon di superalcolici da tracannare in un rituale orgiastico fra baccanali e libagioni pagane...

La gioia e la fatica
Parlando del nostro crinale, di quel crinale, tutti subito pensano al Cusna, a quella sua schiena arrotondata che sale su da ovest, le roccette a est, il prato in vetta dove sedersi e osservare il panorama. Il Cusna che forma la testa del Gigante Addormentato, il Cusna così imperioso con i suoi 2121
Mt. è l'immagine buona del crinale, quella più popolare, quella pulita, quella nobile. Silensio ed ammirazioneMa dall'altra parte di quella linea irregolare e rotonda c'è l'esatto contrario. Con 1901 Mt. e una parete NW ruvida e antica il Vallestrina è il lato oscuro del crinale, il limite da affrontare solo quando esso decide di concedersi. Posto a est per prendere il primo sole che sorge, esso sfida la notte quando, al tramonto, alcuni raggi di luce continuano ad illuminare quella parete di roccia creando tinte rossastre, vive e spettacolari. Arde e s'impenna il Vallestrina, con i suoi spigoli e le sue cuspidi, perfetta architettura di canali e pareti, valli e picchi. Da lontano osserva i timorosi viandanti lungo il Passone, falchi e poiane nelle quiete del loro volo planare, il sole nel suo arco dalla nascita alla morte. E' lì che arrivi tu, è lì che arriviamo noi quando  decidiamo di scendere con gli sci dalla gola a ovest del Vallestrina, a ovest delle nostre stesse paure. Perché in questo giorno dove tutto è perfetto, dal cielo blu alla neve bianca, anche  la montagna si vuole concedere.
Non si arriva al Vallestrina e poi si va giù. Prima bisogna osservare bene il terreno perché lassù la pendenza è maggiore e le pietre affiorano o sono coperte da pochi centimetri di neve. Si percorre tutto il crinale verso est perché lì sotto la parete NW la montagna forma una specie di conca larga e si riesce ad esaminare perfettamente la natura del terreno come in un anfiteatro in cui si osservano le gradinate di fronte. Ognuno decide per sé, ognuno traccia nella sua mente un ipotetico percorso da seguire per raggiungere la valle. C'è chi sceglie proprio la parte bassa di quella parete NW illuminata al tramonto, rocciosa e sterile. Lì sotto la neve accumulata si concede in meravigliose pennellate fino laggiù in fondo, alla base del tricorno del Vallestrina. Gli altri, più timorosi, cercano canali più sicuri, magari passando da uno all'altro per poi arrivare tutti in fondo a quella splendida parete (
video 1Mb: ). Cos'è la seduzione del diabolico se non il raggiungimento dei nostri desideri più nascosti? Fino a quel punto della giornata la neve era stata magica ma lì, sotto quel monte che non conosce mezze misure, o concede o toglie, che rimane illuminato anche quando il sole è tramontato, la neve raggiunge uno splendore innaturale. Sopra il fondo di neve indurito da un inverno particolarmente rigido che ha perfettamente coeso gli strati mai così simili di nevicate successive c'è un lieve strato di polvere di stelle di neve fresca e non ancora compattata, uno strato che abbraccia gli scarponi e più su verso le ginocchia, un abbraccio morbido, sottile, timido ma avvolgente. E più sotto senti le lamine fare presa perfetta su quel fondo resistente ma garante. La discesa è splendida: sopra il blu di un cielo terso e limpido con un colore che solo la natura può creare; sotto quella particolare condizione di neve resa dalle temperature basse di un inverno tenace e una recente nevicata che ha fornito quello strato né troppo alto o troppo basso, o compatto o pesante o bagnato... Eccolo lì il gigante che ti porta a valle per mano, su quella mano capace di strapparti dal suolo durante una bufera ma morbida nell'accarezzarti le gambe mentre scendi giù su quella parete verticale, con la pianura in faccia a fare da spettatrice ammutolita e il rumore degli sci sulla neve come compagno di discesa.
Traccia di VallestrinaArrivare giù e voltarsi è un gesto di ringraziamento e contemplazione. Complice la presenza di tutti i freerider di scuola Febbio, complice la docilità di una giornata perfetta, complice l'aria asciutta e fresca che riempie i polmoni, ti fermi per ringraziare di essere al mondo, per aver gustato una meraviglia così rara a così poca distanza da casa tua, dal tuo mondo quotidiano, da quella città mai sembrata così lontana. Oggi ti sei ritagliato un pezzo di vita e l'hai messa in un cassetto, un pezzetto di vita che ora che è stata vissuta ti rimarrà sempre lì e qualsiasi cosa possa accadere nessuno te la potrà togliere.
Poco importa che per tornare al mondo dei civili si debba scendere per un bosco stretto e percorrere a piedi e braccia l'anello di fondo che riporta alla partenza degli impianti. La neve è notevole anche fra gli arbusti e i rami bassi, perfetta per seguire sentieri addormentati sotto la coltre. Si arriva a Pianvallese stremati, chi ha del cibo e dell'acqua la condivide con gli altri. Poi giù verso la partenza, consci che quel giorno è entrato dentro e la soddisfazione è tale che non si tenteranno più avventure troppo lontano dalla pista almeno fino a domani.
Tornato alla civiltà scopri che è soltanto l'una di pomeriggio e dopo un degno pasto a base di pane, salume, formaggio e acqua, consumato nei lentissimi venti minuti che ti riportano fino a Piazzale San Lorenzo, affronti la seconda parte del viaggio in un esuberante soddisfazione per aver soddisfatto tutti quei desideri che ti nascono dentro ogni volta che indossi un paio di sci. Oggi, quel giorno, hai vissuto: hai vissuto la natura, la neve, la montagna, la pendenza, l'aria e il cielo, l'ombra e la luce, la soddisfazione e la fatica, la gioia e il disappunto, l'unione di un gruppo e la solitaria discesa verso valle. Oh, sì... verranno altri giorni, probabilmente anche più belli, o anche più brutti ma soddisfacenti comunque. Però l'importante è che oggi, quel giorno, tu l'hai vissuto e ti rimarrà dentro e nessuno potrà togliertelo.

TUTTE LE FOTO DELLA GIORNATA (clicca per ingradire)
...un gesto di ringraziamento e contemplazione
Ino, Davide e Matteo. Pronti a tracciare questo giorno!
La Carcamogena e il Sasso Scarpa ci chiamano!
Una conca vicina al paradiso.
Una 2000 che porta verso il cielo...
...e lascia in basso il resto del mondo.
Incontri. Foto ricordo sul Crinale.
Verso il primo fuoripista si saggiano neve e pendenza.
Il Lago saporito visto dall'alto. Uno spettacolo che lascia sempre il segno.
Aspettando il proprio turno impazienti di decollare.
Questione di stili...
In silenzio si cerca la giusta intesa col pendio.
Tracce tra cielo e terra, tra ombra e luce.
Polvere di Lago saporito.
 Tracce saporite Treno espresso per la Bora.
Beddo e il Cusna in "bella" mostra.
Piccoli...molto piccoli lungo traverso sotto il Cusna.
Lui, l'attesa, l'uovo...
Davide disegna le sue tracce alla Bora.
Ad ognuno la sua...
Sciare ai confini con il cielo.
In azione alla Carcamogena.
Sciare un pò come disegnare
Pennellate...
im00006.jpg (85816 byte) im00007.jpg (51832 byte)
 Solo nel mare in tempesta Brindisi a questo magnifico giorno Beddo riparte di spinta
 Andrea lo segue Vivere il Crinale da dentro...
Un attimo di riposo in pendenza. E come se no?!
Andrea e il Vallestrina. In fondo il Cimone.
Volare come un ANGELO.
Passone e Vallestrina a due passi.
Uhhh...ahhh... Tracce angeliche...
 Visione del Prado lungo il Crinale verso il Vallestrina.
Davide sceglie la cresta
Yo Cristian yo...
Foto di gruppo: Cristian, Ino, Andrea, Beddo e Davide
 Alla carica del Vallestrina Silenzio, ammirazione, rispetto...non servono altre parole.
 Parallelo per lo spettacolo sotto il Vallestrina
Un Vallestrina da sogno
 La firma di Cristian Momenti e disegni indelebili impressi nella mente
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CONTRIBUTI

TUTTE LE FOTO

Trailer del Crinale

- Piccolo (1Mb)
- Medio (2,3Mb)
- Esagero! (10Mb)

Parallelo

- Video (1Mb) 

Caduta Cristian

- Video (775Kb)

DA NON PERDERE

Canalone Marinelli


Il sogno che si realizza della discesa della parete Est del M. Rosa

Discesa diretta NW Vallestrina

Una prima discesa per due cervellini del Crinale

Alto Godimento 2005

L'Immacolata Freeride che abbiamo sempre sognato

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